Descrizione
Translation Studies è la denominazione che nei Paesi anglosassoni si dà a uno specifico indirizzo di studi e ricerche sulla traduzione, interesse che risale ai primi anni Settanta e che si è rapidamente diffuso tra linguisti e semiologi di mezza Europa. Accanto alla denominazione propria della tradizione anglosassone, si ricorre al termine Traductologie in quella francese, a Translationswissenschaft in quella tedesca, a Traduttologia in Italia, anche se il tema qui da noi non è ancora trattato come e quanto si vorrebbe. A prescindere dagli sviluppi che gli studi in questione registrano nei diversi Paesi, in tutti appare con chiarezza il passaggio dall’idea di “tradimento”, con cui per lungo tempo si è identificata l’opera di traduzione, a quella di “manipolazione”. Questo anche se, in prospettiva linguistico-semiotica, prima ancora che il tradurre è la comunicazione verbale stessa a essere un atto manipolatorio. Su questo l’autore incentra la sua attenzione riprendendo il binomio che rovescia un modo corrente di pensare: non comunicare per manipolare, come volevano Horkheimer e Adorno, ma prima ancora manipolare per comunicare.
Presentazione. I perché di un titolo
Introduzione. Non solo Babele. C’è anche la Pentecoste!
I. Tappe di una lunga storia
1. Dalla pratica alle teorie del tradurre
2. Prospettive e interpretazioni
3. Un percorso in via di definizione
II. Principi e fondamenti dei Translation Studies
4. I contributi costitutivi dei Translation Studies
5. Domande sul tradurre e risposte della traduttologia
6. Tradurre, manipolare, riscrivere
III. I Translation Studies fra antropologia sociale e semiotica
7. Traduttologia e Cultural Studies
8. Il contributo dei Post-colonial Studies
9. Prospettive di semiotica della traduzione
IV. Manipolazione e costruzione di realtà
10. Una lettura socio-cognitiva dei fenomeni traduttivi
11. Da Saussure a Lévi-Strauss, da Bauman a Berger e Luckmann
12. Considerazioni per non concludere
Bibliografia