Descrizione
«Come si può pretendere di cambiare i connotati di una società che si ispira agli insegnamenti del Marchese del Grillo e alle iperboli dello stile gattopardesco? È necessario mettere mano ad alcuni temi essenziali, che comportano una chiara e consapevole presa di coscienza di ciò che significa vivere insieme in una Repubblica, la cui coesione deve essere non soltanto formale, ma davvero sostanziale, per poter affrontare, senza soccombere, il futuro».
Davvero si è potuto credere che le disfunzioni del nostro sistema, che si traducono in inefficienza complessiva delle istituzioni, dipendano dalla forma di governo, da un Senato eletto non in via diretta dal corpo elettorale, da un ulteriore accentramento delle funzioni già regionali, da una nuova legge elettorale?
Il degrado del nostro Paese non è causato dalla Costituzione del 1948, né ad essa avrebbe potuto porre rimedio una Costituzione riformata. È addebitabile piuttosto alla classe dirigente e alle sue mancanze: questo è il vero problema delle democrazie, che dovrebbero selezionare i propri politici pensando ai tanti – donne e uomini qualunque, privi di insegne – che si mobilitano quando l’aiuto – la solidarietà in concreto – urge. Innominati, volontari, cittadini rispetto al cui operato il dibattito parlamentare sulle riforme costituzionali è apparso, per le idee e il tono, una discussione degna di una scomposta assemblea di condominio.
Al lettore
I. Riforme costituzionali e contesti
II. Il referendum costituzionale del 2016: un consuntivo
III. Una Repubblica plurale, responsabile e coesa, pensata per chi la desidera
IV. Sette proposte per riformare il Paese
Appendice
Indice analitico
Indice dei nomi