Indice
Le pietre preziose nei dipinti commissionati dalla corte d’Este. Uno studio sulla funzione culturale
ITA
Basandosi sui molteplici utilizzi delle pietre preziose alla corte estense durante il XV e il XVI secolo, questo articolo presenta un caso di studio su come i dipinti rinascimentali spesso manifestino connessioni esplicite tra soggetti umani e gemme: capaci, quest’ultime, di attirare l’attenzione dello spettatore e agire come simboli delle qualità e delle virtù dei soggetti. I diamanti, intesi come divisa e strumento di auto-rappresentazione degli Este, e le perle, simbolo di purezza e castità, saranno al centro di un’analisi più particolareggiata. I ritratti di Borso d’Este (ca. 1469-1471), attribuito alla cerchia di Baldassarre d’Este, e della giovane Beatrice d’Este (ca. 1485), saranno analizzati come rappresentazioni encomiastiche in cui l’esibizione di pietre preziose sostiene la legittimità politica e le caratteristiche personali dei due personaggi.
ENG
Based on research into the consumption of gemstones at the Este court during the 15th and 16th centuries, this article presents a case study of how Renaissance paintings often manifest explicit connections between human subjects and gems, which direct the viewer’s attention within the composition and act as symbols for the subjects’ qualities and virtues. I will focus on diamonds, understood as a personal device of the Este, and on pearls, which were symbols of purity and chastity. The portraits of Borso d’Este (ca. 1469-1471) attributed to the circle of Baldassarre d’Este, and of the young Beatrice d’Este (ca. 1485), will be analysed as encomiastic representations in which the displays of gemstones support the political legitimacy and personal attributes of the two sitters.
The Herakliskos and the representation of the young prince in Ferrara and in the Italian courts of the Renaissance: literary sources and figurative tradition
ITA
L’articolo esplora la rappresentazione dell’Herakliskos nelle corti italiane del Rinascimento, con particolare attenzione alla corte estense di Ferrara. Partendo dalle fonti letterarie antiche, specialmente Teocrito, l’autrice analizza l’evoluzione iconografica del tema, da rappresentazioni tardogotiche a forme più classicheggianti. Si evidenzia il significato politico-ideologico dell’immagine di Ercole bambino che strozza i serpenti, utilizzata per celebrare giovani principi ed eredi al trono. L’analisi si concentra su manoscritti miniati, medaglie, sculture e dipinti, tracciando connessioni tra le corti di Ferrara, Napoli, Milano e Mantova. Si suggerisce inoltre un possibile ruolo dell’iconografia come “vettore” nei rapporti con le corti di Napoli e Firenze. L’analisi intreccia fonti letterarie e iconografiche, antiche e moderne, nel contesto della tradizione classica.
ENG
The article explores the representation of Herakliskos in Italian Renaissance courts, with particular attention to the Este court in Ferrara. Starting from ancient literary sources, especially Theocritus, the author analyzes the iconographic evolution of the theme, from late Gothic representations to more classical forms. The political-ideological significance of the image of the infant Hercules strangling serpents is highlighted, used to celebrate young princes and heirs to the throne. The analysis focuses on illuminated manuscripts, medals, sculptures, and paintings, tracing connections between the courts of Ferrara, Naples, Milan, and Mantua. It also suggests a possible role of the iconography as a “vector” in relations with the courts of Naples and Florence. The analysis interweaves literary and iconographic sources, both ancient and modern, within the context of classical tradition. historiographical production related to the centuries-old Este lordship.
The figurative celebration of the Este family in the early sixteenth century: personifications, allegories, genealogies
ITA
È attraverso le personificazioni, le allegorie o le genealogie che gli Este prediligono figurare simbolicamente il loro potere. Non è forse un caso che, nella questione diplomatica “della precedenza”, durata mezzo secolo, si adduca tra le accuse ai Medici quella della conquista del prestigio attraverso le armi. Le personificazioni dell’Aurora, del Giorno, della Sera e della Notte, ma anche Allegorie dell’Occasione e della Pazienza accompagnavano gli ospiti e i visitatori delle stanze ducali prima che gli appartamenti estensi fossero smontati e svuotati per le conseguenze della Devoluzione allo Stato della Chiesa. L’intervento si propone di ripercorrere alcune bene note tipologie di rappresentazione scelte dal casato nel corso del Cinquecento, alcune delle quali sono degne di puntualizzazioni ancora inedite.
ENG
It is through personifications, allegories or genealogies that the Este family prefers to symbolically represent its power. It is perhaps no coincidence that, in the diplomatic question of “precedence”, which lasted half a century, the accusations against the Medici include that of the conquest of prestige through weapons. The personifications of Dawn, Day, Evening and Night, but also Allegories of Occasion and Patience accompanied the guests and visitors of the ducal rooms before the Este apartments were dismantled and emptied due to the consequences of the Devolution to the Papal State. The paper aims to retrace some well-known types of representation chosen by the family during the sixteenth century, some of which are worthy of still unpublished clarifications.
Soffitti «adorati et intagliati, et … de pitura» in the Este family’s 16th century
ITA
Durante il XVI secolo, i soffitti decorati con intagli, pitture e oro nelle stanze di rappresentanza del potere estense costituiscono un elemento chiave della magnificenza ducale, sebbene molti siano andati perduti e siano quindi ricostruibili solo sulla base di documenti di cui si dà conto nel testo anche con apporti inediti. Artisti come Pirro Ligorio e Girolamo da Carpi hanno contribuito a sviluppare un ricco patrimonio decorativo, influenzato soprattutto dal recupero delle antichità studiate a Roma al servizio del cardinale Ippolito d’Este. Grazie a questi modelli si sviluppò a Ferrara un gusto antiquario più consapevole che gli artisti locali, come Bastianino, acquisirono ed espressero soprattutto nella pittura a grottesche. Dopo il terremoto del 1570, questo tipo di decorazione divenne il linguaggio figurativo principale adottato nella ricostruzione degli edifici più rappresentativi.
ENG
During the 16th Century, ceilings decorated with carvings, paintings, and gold in the State Rooms of Este power represented a key element of ducal magnificence, although many have been lost and can now only be reconstructed based on documents – some of which are newly presented in this text. Artists such as Pirro Ligorio and Girolamo da Carpi contributed to the development of a rich decorative heritage, influenced especially by the revival of antiquity studied in Rome while in the service of Cardinal Ippolito d’Este. Thanks to these models, a more conscious antiquarian taste emerged in Ferrara, which local artists like Bastianino absorbed and expressed mainly through grotesque painting. After the earthquake of 1570, this type of decoration became the primary visual language adopted in the reconstruction of the city’s most representative buildings.
The Duke’s Directing: Initial Notes on the Theatrical Dimension of Borso d’Este’s Political Communication
ITA
Borso d’Este è certamente l’emblema del signore rinascimentale. I documenti che qui si propongono e commentano gettano una luce sulla sua sensibilità performativa: in particolare quello in cui Borso dettaglia come deve svolgersi l’annuncio della lega di Lodi.
ENG
Borso d’Este is certainly the epitome of the Renaissance lord. The documents offered and commented on here shed some light on his performative sensibility: in particular the one where Borso details how the announcement of the Lodi’s League should unfold.
Sables and Indian roosters: the interests of the Este family in Hungary between the 15th and 16th centuries through the letters of their agents
ITA
I legami tra gli Estensi e l’Ungheria fioriscono dalla fine del Quattrocento e durano fino alla disfatta di Mohács (1526). I rapporti dinastici e personali hanno permesso una fioritura anche dei commerci, del flusso di denaro e degli scambi di notizie. Attraverso l’epistolario di quattro personaggi che operano nel Regno d’Ungheria per conto di Ferrara (Donato Marinelli d’Arezzo, Taddeo Lardi, Ercole Pio di Savoia e Tommaso Daineri), il saggio cerca di riassumere gli scambi e gli interessi degli Estensi con l’Europa centrale in questo periodo. Il titolo rimanda a due articoli di lusso che caratterizzano questo commercio di alto livello: le pellicce di zibellini, che provenivano dall’Est ed erano una merce ricercata per la moda in Italia, e i tacchini, all’inizio del XVI secolo una novità gastronomica che anche i prelati ungheresi volevano gustare e che, quindi, facevano importare dall’Italia.
ENG
The ties between the Este family and Hungary flourished from the end of the fifteenth century and lasted until the defeat at Mohács (1526). Dynastic and personal relationships also allowed trade, the flow of money and the exchange of news to flourish. Through the correspondence of four figures working in the Kingdom of Hungary on behalf of Ferrara (Donato Marinelli d’Arezzo, Taddeo Lardi, Ercole Pio di Savoia and Tommaso Daineri), this essay attempts to summarise the Este family’s exchanges and interests with Central Europe during this period. The title refers to two luxury items that characterised this high-level trade: sable furs from the East, which were a sought-after commodity for fashion in Italy, and turkeys, a gastronomic novelty at the beginning of the 16th century that even Hungarian prelates wanted to taste and therefore imported from Italy.
“Spexa to go to Hungary”. An attempt to reconstruct the entourage of Ippolito I d’Este in Hungary in 1517
ITA
Nello studio internazionale della vita del cardinale Ippolito I d’Este, i suoi benefici ungheresi occupano un posto piuttosto marginale. Nel mio atto esamino l’ultimo viaggio di Ippolito I d’Este in Ungheria nel 1517. Poiché Ippolito non intraprese il suo viaggio in qualità di cardinale e nemmeno di legato papale, fu costretto a venire in Ungheria per motivi politici, al fine di mantenere le sue proprietà ungheresi. Come cardinale, vescovo di Eger, non poteva però fare a meno di mettere in risalto il suo rango ecclesiale. In base alle fonti archivistiche vorrei descrivere non solo la comitiva del cardinale, ma anche i suoi preparativi. Il processo di organizzazione della comitiva e il deposito del materiale da trasportare possono fornire un quadro del funzionamento della corte cardinalizia, della sua posizione nella gerarchia e delle distinzioni delle varie funzioni. I libri contabili e le lettere scritte durante il soggiorno in Ungheria ci danno un quadro della rappresentanza di Ippolito. I preparativi esaminati fano pensare che fosse consapevole di lasciare l’Italia per un periodo di lunghezza indefinita.
ENG
In the international study of the life of Cardinal Ippolito I d’Este, his Hungarian beneficies occupy a rather marginal place. In my paper, I examine Ippolito I d’Este’s last trip to Hungary in 1517. Since Ippolito did not undertake his journey as a cardinal or even as a papal legate, he was forced to come to Hungary for political reasons in order to maintain his Hungarian properties. As cardinal and bishop of Eger, however, he could not help but emphasise his ecclesiastical rank. Based on archival sources, I would like to describe not only the cardinal’s entourage, but also his preparations. The process of organising the entourage and storing the material to be transported can provide a picture of how the cardinal’s court functioned, its position in the hierarchy and the distinctions between the various functions. The account books and letters written during his stay in Hungary give us a picture of Ippolito’s representation. The preparations examined suggest that he was aware that he was leaving Italy for an indefinite period.
“Farò raddoppiare li segni pubblici de gaudio et letitia per la terra et per tutto”. Lucrezia Borgia e il suo teatro della diplomazia (1509-1512)
ITA
Questo lavoro esplora il ruolo diplomatico di Lucrezia Borgia durante gli anni di guerra nella Ferrara del primo Cinquecento. Esamina come i ricevimenti e i festeggiamenti da lei orchestrati, caratterizzati da elaborati spettacoli di danza, musica e moda, trascendessero la loro funzione di rappresentanza per diventare efficaci forme di azione diplomatica. Analizzando i contesti fisici e culturali di questi eventi, lo studio rivela come Lucrezia non solo abbia rafforzato la statura politica e culturale di Ferrara, ma abbia anche dimostrato una sofisticata comprensione dell’intricata relazione tra la diplomazia e il suo contesto spaziale.
ENG
This paper explores the diplomatic role of Lucrezia Borgia during the years of war in early 16th-century Ferrara. It examines how her orchestrated receptions and festivities, featuring elaborate displays of dancing, music, and fashion, transcended their representational functions to become effective forms of diplomatic action. By analyzing the physical and cultural settings of these events, the study reveals how Lucrezia not only reinforced Ferrara’s political and cultural stature but also demonstrated a sophisticated understanding of the intricate relationship between diplomacy and its spatial context.
The correspondence between Guglielmo Sirleto and Alfonso II d’Este, between consolation, religious politics, and erudition
ITA
Il presente saggio riguarda gli scambi epistolari che intrattennero il cardinale Guglielmo Sirleto (1514-1585) e il duca Alfonso II d’Este (1533-1587). Dopo aver presentato i contatti che Sirleto ebbe con altri Estensi, l’autore si sofferma su tre gruppi di lettere di Sirleto e Alfonso che riguardano i seguenti temi: la morte di Leonora d’Este; la sottrazione di due bambine di religione ebraica da parte delle autorità ecclesiastiche; una ricerca su Bonaventura da Bagnoregio.
ENG
This essay concerns the correspondence between Cardinal Guglielmo Sirleto (1514-1585) and Duke Alfonso II d’Este (1533-1587). After presenting the contacts Sirleto had with other members of the House of Este, the author analyses three groups of letters by Sirleto and Alfonso, which deal with the following topics: the death of Leonora d’Este; the abduction of two Jewish children by the ecclesiastical authorities; a study on Bonaventure.
Perspectives on the duchy. The design of the Este territory as a projection of the dynasty (circa 1500-1650)
ITA
Nel primo periodo moderno gli Estensi hanno rappresentato il loro dominio attraverso le arti in diverse occasioni. Questo studio si propone di riflettere su tre momenti chiave della loro storia che abbracciano poco più di un secolo, dalla fine del XV ai primi decenni del XVII secolo. Nonostante le differenze di contesto e di metodi utilizzati tali momenti sono collegati da un sottile filo conduttore, per il quale la rappresentazione del territorio diventa un riflesso delle aspirazioni dinastiche.
ENG
In the early modern period, the Este family had their dominion represented through the arts on several occasions. This study aims to reflect on three key moments in their history, spanning just over a century, from the late 15th to the early decades of the 17th century. These moments are connected by a subtle thread, despite differences in context and methods employed, in which the representation of the territory becomes a reflection of dynastic aspirations.
Giovanni Maroni’s Fior novello (1596): a musical tribute as a “political facilitator”
ITA
Il madrigale costituì uno dei generi musicali più coltivati nella Ferrara del Cinquecento e, grazie ai celebri compositori attivi nella città estense, furono qui composte alcune delle più importanti raccolte del secolo. Questo articolo, attraverso il caso di studio del florilegio di Giovanni Maroni Il Fior novello (1596), intende illustrare come il madrigale, oltre a strumento di legittimazione culturale, sia stato impiegato da Alfonso II per tessere nuove alleanze che potessero scongiurare l’ormai imminente Devoluzione dei territori ferraresi allo Stato pontificio. L’intento politico-diplomatico del Fior novello si palesa nella dedica al marchese Ambrogio Spinola, ambasciatore genovese e figura di spicco sulla scena politica europea. Probabilmente Alfonso II identificò nel giovane patrizio un possibile intermediario per ottenere la protezione e il sostegno della Spagna e dell’Impero al fine di garantire il mantenimento del dominio di Ferrara e la successione al cugino Cesare.
ENG
The madrigal was one of the most important musical genre at Ferrara in 16th-century and, thanks to the celebrated composers active in the Este city, some of the most important collections of the century were composed here. This paper, through the case study of Giovanni Maroni’s collection Il Fior novello (1596), intends to argue how the madrigal, in addition to being an instrument of cultural legitimisation, could have been used by Alfonso II as a means of weaving new alliances that could avert the imminent Devolution of the territories of Ferrara to the Church State. The political-diplomatic intent of the Fior novello is manifested in the dedication to Marquis Ambrogio Spinola, a Genoese ambassador and prominent figure on the European political scene. He was probably identified by Alfonso II as an intermediary for obtaining the protection and aid of the Spanish and Imperial court to ensure the maintenance of the dominion of Ferrara and the succession to his cousin Cesare.
From arbitrators to neutral parties: the diplomatic identity of the Este family between conflicts and negotiations (15th century)
ITA
Il saggio prende in considerazione il concetto di neutralità nel contesto politico-diplomatico dell’Italia quattrocentesca e l’uso che in particolare ne fecero i marchesi, poi duchi, di casa d’Este. I domini estensi, compositi e soggetti al papa (Ferrara) e all’imperatore (Modena e Reggio), forzarono i principi estensi a elaborare una strategia di intermediazione come arbitri nelle guerre della prima metà del Quattrocento e ne facilitarono la neutralità ‘diplomatica’ nel secondo Quattrocento. Questo uso strategico della neutralità costruì – per gli Este – una sorta di identità specifica non solo nei conflitti peninsulari del Quattrocento, ma anche nella drammatica prima fase delle guerre d’Italia.
ENG
The essay focuses on the concept of neutrality in fifteenth-century Italy and the use made of it in particular by the marquises, later dukes, of the house of Este. The Este domains, composite and subject both to the pope (Ferrara) and the emperor (Modena and Reggio), forced the Este princes to develop a strategy of intermediation as arbiters in the wars of the first half of the 15th century and facilitated their ‘diplomatic’ neutrality in the second half of the 15th century. This strategic use of neutrality built – for the Este dinasty – a sort of distinctive identity not only in the fifteenth-century peninsular conflicts, but also in the dramatic first phase of the Italian wars.
The Este family and the Empire between cultural exchange and perception
ITA
Gli Este perseguirono convulsamente una politica di equilibrio tra il Papa, l’Imperatore e le altre potenze del primo periodo moderno. Il loro costante contatto tramite una prolifica corrispondenza e il ricco scambio culturale portato avanti anche da una capillare rete di rappresentanza diplomatica, di parentela e patrocinio furono strategie per emergere e sopravvivere tra i principi di medio potere nell’Italia conflittuale del XVI secolo. Le loro strategie politico-diplomatiche hanno prodotto diversi momenti di cultural transfer tra la corte estense e l’area tedesca che l’intervento vuole illuminare lungo tre aspetti: lo scambio di doni e favori, le politiche matrimoniali e la corrispondenza tra principi.
ENG
The Este family convulsively pursued a policy of balance between the Pope, the Emperor and the other powers of the early modern period. Their constant contact through prolific correspondence and the rich cultural exchange also carried out by a widespread network of diplomatic representation, kinship and patronage were strategies to emerge and survive among the middle-ranking princes in the conflictual Italy of the 16th century. Their political-diplomatic strategies produced various moments of cultural transfer between the Este court and the German area, which this article aims to shed light on in three aspects: the exchange of gifts and favours, marriage policies and correspondence between princes.
The Este family and the French court between dynastic ambitions and real political tensions in the 16th century
ITA
La rappresentazione e comunicazione del potere dinastico furono elementi centrali della strategia politico-cerimoniale sviluppata dalla casata degli Este lungo il XVI secolo. Attraverso l’analisi di alcuni episodi relativi alla contesa per la precedenza che oppose gli Este ai Medici alla corte di Francia, si è cercato di delineare come i duchi di Ferrara cercarono di difendere il proprio rango e le proprie ambizioni in quel contesto, e come tali tentativi furono recepiti dai Valois e dagli osservatori stranieri ivi presenti.
ENG
The representation and communication of dynastic power were central elements of the political-ceremonial strategy developed by the House of Este throughout the 16th century. Through the analysis of some episodes concerning the dispute for precedence that opposed the Este to the Medici at the court of France, it has been examined how the dukes of Ferrara attempted to defend their rank and ambitions in that context, and how these efforts were received by the Valois and foreign observers there.
A kingdom for a duke. Alfonso II’s self-representation during his candidacy for the Polish throne
ITA
L’articolo ricostruisce la strategia diplomatica di Alfonso II d’Este in occasione dell’elezione al trono polacco del 1575 soffermandosi in particolare sull’immagine e sull’autorappresentazione del duca nel contesto internazionale e sul peso che ebbe su quest’ultima la richiesta di appoggio rivolta al gran visir dell’impero ottomano.
ENG
This article reconstructs the diplomatic strategy adopted by Alfonso II d’Este on his candidacy for the election to the Polish throne in 1575. The analysis focuses on the duke’s public image and self-representation in the wider international context, and on the impact of the request for political support addressed to the Grand Vizier of the Ottoman Empire.




