Descrizione
L’opera di Raymond Federman (Parigi 1928 – San Diego 2009) si dispone in un unico ciclo trasversalmente segnato dall’Olocausto. L’ininterrotta tensione autoriflessiva nei confronti del proprio passato, lungi dal produrre un corpus narrativo superficialmente memorialistico, si traduce per l’autore franco-americano nell’elaborazione di un dispositivo stilistico originale ed articolato. In Double or Nothing (1971), The Voice in the Closet (1979), Smiles on Washington Square (1985) e To Whom It May Concern (1990), Federman inventa uno spazio testuale “aperto” per la narrazione che converte il plot in una mera appendice per la composizione. Questo genere di nodi concettuali, proiettandosi su superfici retoriche in perenne sovrapposizione metadiscorsiva, caratterizza in profondità la scrittura di Raymond Federman, di cui il volume traccia una dettagliata parabola critica calibrata in chiave post-strutturalista.
Indice:
Introduzione
Prima parte. Introduzione all’ermeneutica federmaniana
1 Holocaustic
1.1 Ermeneutica federmaniana
2 Raymond Federman vs federman: “the private I”
2.1 Raymond Federman nella cornice del postmodernismo
2.2 Decentramento
Seconda parte. Raymond Federmn e la disintegrazione del segno
3 «… but through a crack in the wall of my closet I see his hand»: la biografia decostruita di Raymond Federman
3.1 Raymond Federman e il romanzo: il declino della storia
3.2 (Auto)Biografia automatica
4 La scrittura caustica di Raymond Federman
4.1 Raymond Federman e la geometria della sintassi: The Voice in the Closet
4.2 Raymond Federman e la perforazione dello spazio paginale: Double or Nothing
4.3 Intermezzo: «When it comes, will it come in darkness, or will it bring its own light?»
4.4 Raymond Federman e la perforazione dello spazio immaginale
Conclusioni
Appendice iconografica
Bibliografia
Nota sull’Autore:
Nicola Maurizio Strazzanti è Dottore di Ricerca in Studi Inglesi e Angloamericani; insegna Lingua Angloamericana presso la Facoltà di Lingue dell’Università di Catania-Ragusa. Già assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filologia Moderna dell’Università di Catania, è autore di diversi saggi su cultura e letteratura angloamericana: Jewish English: Re-Territorializing Yiddishland in the United States (Cambridge Scholars Press, 2012); Processing “Alphabet City” in Abraham Cahan’s Yekl. A Tale of the New York Ghetto (Amsterdam UP, 2012); Yidish in amerike. Lo spazio narrativo di Steve Stern tra lingua e trans-valutazione linguistica (Le Forme e la Storia, 2009).