Descrizione
Per Eleonora Duse la letteratura si è rivelata una porta di accesso fondamentale per entrare nell’immaginario collettivo. Il suo è un caso eccezionale di divismo letterario che, in Italia, resta tuttora senza eguali. Nessuna attrice nostra connazionale, infatti, è presente nella pagina scritta d’autore quanto lei. Frutto di una lunga e accurata ricerca testuale e iconografica, questo volume propone per la prima volta una raccolta di romanzi italiani che esaltano la celebrità della “Divina”, raccontando le mode, i riti sociali e i gusti artistici della sua epoca. I testi selezionati coprono un arco cronologico che va dal 1885 al 1923, ovvero i quasi quarant’anni che si snodano tra la prima e l’ultima tournée della Duse e che la vedono imporsi come una delle principali interpreti del teatro mondiale. Gli autori dei brani in antologia sono sia letterati illustri (primo fra tutti Gabriele d’Annunzio) sia firme allora note ma ormai dimenticate dai lettori del nuovo millennio e che è dunque interessante riscoprire.
INTRODUZIONE – Il gioco della celebrità (Maria Pia Pagani)
AVVERTENZA
1. Matilde Serao, La conquista di Roma (1885)
2. Matilde Serao, Vita e avventure di Riccardo Joanna (1887)
3. Gemma Ferruggia, Verso il nulla (1890)
4. Gerolamo Rovetta, Il primo amante (1892)
5. Gerolamo Rovetta, La baraonda (1894)
6. Matilde Serao, L’indifferente (1896)
7. Gemma Ferruggia, Il fascino (1897)
8. Gabriele d’Annunzio, Il mito del Melagrano (1898)
9. Gabriele d’Annunzio, La lamentazione di Arianna (1898)
10. Neera, Una passione (1903)
11. Enrico Castelnuovo, Nozze d’oro (1904)
12. Carlo Del Balzo, L’ultima dea (1905)
13. Matilde Serao, Dopo il perdono (1906)
14. Guglielmo Anastasi, Eldorado (1908)
15. Alfredo Vanni, La parodia dell’amore (1911)
16. Ofelia Mazzoni, Palcoscenico (1914)
17. Filippo Tommaso Marinetti – Enif Robert, Un ventre di donna (1919)
18. Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi (1919)
19. Ofelia Mazzoni, Un’attrice (1923)
20. Giuseppe Antonio Borgese, I vivi e i morti (1923)
POSTFAZIONE – «Ha ragione di esigere che l’arte sia rispettata». Il naturale divismo di Eleonora Duse (Antonio Toni Iermano)
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