Descrizione

Stare dentro la complessità significa creare connessioni cognitive, progettuali e relazionali, capaci di esprimere un significato, un compito esistenziale, quindi una ragione per essere felici. La ricerca ossessiva della felicità, che tanto caratterizza il post-industriale, è autodistruttiva e rende la felicità stessa prigioniera del principio del piacere. Ma solo quando vi è una direzione di senso, quindi una ragione per essere felici, la felicità scaturisce spontaneamente. Per questo motivo non occorre cercarla, e neppure adoperarsi per essa, quando è presente un significato trascendentale da realizzare.
È compito fondamentale dei sistemi educativi volgere lo sguardo, il pensiero e l’azione verso questo orizzonte di rigenerazione del significato, che è riappropriazione di un’umanizzazione piena, gravida, che può realizzarsi solo attraverso una crescita integrale della persona.
La complessità del sociale che avanza, e la sua pervasività, reclamano infatti un nuovo paradigma educativo. Che è assieme educazione alla complessità e consapevolezza ontologica, pieno recupero di un’idea di dignità e di vita buona, ed è visione integrale dell’essere umano, e della sua crescita multidimensionale.

Quando un prologo è già un epilogo
1. I volti della complessità
2. L’educazione alla complessità
3. La complessità dell’aiutare
Quasi un esergo: alchimia della fragilità umana
Bibliografia