Descrizione
Negli anni Trenta del XX secolo l’antifascismo dei comunisti italiani non ebbe eguali per arresti e condanne da parte dell’apparato repressivo del totalitarismo fascista. Ma ebbe anche un limite, sul quale la storiografia di partito ha fino ad oggi sorvolato: la totale sottomissione alla centrale russa del comunismo internazionale. Presupposti di tale sottomissione furono l’adorazione dell’URSS di Stalin come paese del socialismo e la tesi che il proletariato italiano sarebbe stato il protagonista della rivoluzione antifascista. A tali illusioni si opposero il pensiero dello storico Gaetano Salvemini, esule negli Stati Uniti, e il movimento di “Giustizia e libertà” di Carlo Rosselli, che tennero fermo il principio della libertà, calpestato dallo stalinismo.
Indice:
Premessa
1 I rapporti tra socialisti e comunisti e il movimento “Giustizia e Libertà” (1929-1936)
2 L’antifascismo italiano tra la guerra civile spagnola e i processi di Mosca
3 L’antifascismo italiano nella seconda guerra mondiale
4 Gli scioperi del 1943 e l’ eutanasia del regime fascista
5 Lo sciopero del 1944
Appendice documentaria. Il primo manifesto del liberalsocialismo (1940), ovvero la speranza in un’ Italia che non ci fu
Bibliografia
Nota sull’Autore
Alessandro Roveri è nato a Cattolica; si è specializzato in storia presso l’Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea di Roma. Libero docente di Storia contemporanea presso l’Università di Roma dal 16 agosto 1971, ha insegnato Storia contemporanea e Storia del Risorgimento all’Università di Ferrara. Le sue opere principali sono Le cause del fascismo (Bologna, 1985) e Mussolini (Milano, 1994); per i tipi di libreriauniversitaria.it edizioni nel 2011 ha pubblicato Gianfranco Fini: una storia politica.